PROTESI SU IMPIANTI: ESISTE UNA RICETTA MIGLIORE?

Quando il professor Scotti mi assegnò l’implantoprotesi nel master dell’Università di Bologna, mi trovai a dover rendere chiaro l’argomento per dare agli studenti delle linee guida cliniche.
Avevo già il sospetto che probabilmente mi trovavo davanti al tema più spinoso dell’odontoiatria del terzo millennio, sospetto consolidatosi quando il professor Ferrari mi ha assegnato lo stesso insegnamento all’Università di Siena, con l’aggravante che nel frattempo superfici, disegni, connessioni, materiali e flussi si erano moltiplicati.
Per vocazione femminile e per frequentazioni scientifiche chiacchiero con un sacco di colleghi spesso ragguardevoli e di grande esperienza, e mi confermo che la confusione regna sovrana anche perché ogni casa costruttrice ed ogni relatore vendono l’ultimo modello e la loro tecnica come “la migliore”, almeno finchè non cambiano modello o tecnica.
Prima o poi bisognerà provare a far chiarezza, oppure dichiarare impietosamente la nudità dell’imperatore sperando che gli studenti universitari perdonino i docenti per non poter dar loro alcuna certezza.
Per il momento cerchiamo almeno di capire i punti critici.